«L’unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente»
Jovanotti
Che il cantante citato piaccia oppure no ai lettori, è indubbio che queste parole mettono in luce un aspetto sempre più presente nella nostra quotidianità e da qui l’urgenza di parlarne: l’indifferenza, il vuoto che riempie con il nulla, che soffoca i sentimenti, rendendoci meno umani.
Perché in fondo che cos’è l’umanità se non relazione, scambio, condivisione, empatia… e non parlo solo di buoni sentimenti: l’essere umano si arrabbia, si indigna, prova invidia, soffre, è insicuro, gioisce, si innamora, è geloso, ha paura, ride di gioia o di tensione, è inquieto, si sente bene, si sente male … ma sente!
Ho fatto questa piccola premessa per introdurre una riflessione sul percorso di ricerca artistica che la compagnia LegÀmi sta portando avanti attraverso il laboratorio permanente di formazione attoriale Fino all’ultimo respiro.
Nato come contenitore laboratoriale per attori e non, uniti nel desiderio di riscoprire sé stessi attraverso le tecniche di teatro fisico e teatro danza e trovare la chiave giusta per aprirsi all’Altro, Fino all’ultimo respiro ha subito in questi anni una trasformazione, o meglio, un’evoluzione che lo ha portato in questa sua terza edizione ad assumere un carattere nuovo, poliedrico, empirico e sempre più partecipato.
Da ottobre 2019 è iniziata una nuova avventura per la compagnia LegÀmi che ha riunito professionisti, artisti, attori o aspiranti tali in un percorso di alta formazione, aprendosi alla ricerca, alla sperimentazione artistica, alla stimolazione di nuove dinamiche attoriali, alla condivisione e alla commistione di diversi linguaggi teatrali e non.
L’umano è il filo rosso che come un sentiero di mattoni gialli traccia il cammino di questi giovani allievi con il bisogno di non perdere la propria umanità, il sentire l’Altro, sé stessi e l’Arte. Fino all’ultimo respiro diventa, quindi, una ricerca che va oltre il Teatro e i suoi tecnicismi (seppur sempre presenti), è una ricerca su come il Teatro ci possa far tornare in contatto con i nostri sentimenti ed emozioni e su come ci possa sorprendere portando alla luce aspetti che non immaginavamo neanche di avere.
Da qui potremmo partire con una lunga digressione sull’importanza del teatro nella società di oggi, su quanto agevoli fortemente la relazionalità, su tutti i benefici che comporta, ma credo lo sappiate meglio di me e non è questo il momento adatto per una riflessione di questo tipo. Basti dire che ancora una volta il Teatro ci ha portato a creare una responsabilità, qualcosa di necessario, di indispensabile, momenti di pura umanità di cui non possiamo e non dobbiamo fare a meno.
LegÀmi si assume questa responsabilità e introduce all’interno del percorso il concetto di Rivoluzione, un focus tematico importante, vasto, immenso, decisamente umano, che abbraccia innumerevoli campi, ambiti, atmosfere. Quello esplorato da Fino all’ultimo respiro è un moto interiore che nasce da un’urgenza, un bisogno di ribellione, di cambiamento.
La nostra Rivoluzione sta proprio nella ricerca continua di questo rinnovamento e della sua necessità e la esploriamo attraverso il corpo con tutte le forme, i legami, gli intrecci, le connessioni che un corpo in movimento o statico può rappresentare, ma anche attraverso la voce: in quanti modi si può parlare di Rivoluzione? La Rivoluzione può essere urlata, cantata, sussurrata; può essere un’immagine, tante immagini o un testo, un verso, una parola; la Rivoluzione può essere un’esplosione di suggestioni che ci ricordano malinconicamente l’ultima volta che ci siamo sentiti veramente umani, nella felicità o nel dolore; ma soprattutto la Rivoluzione può, deve essere la relazione che nasce tra quel testo, quella canzone, quel verso, quell’immagine, quella suggestione e il nostro corpo … umano.
Selene
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ottobre 2019 – maggio 2020
Fino all’ultimo respiro – Laboratorio permanente di teatro fisico e drammaturgia del corpo
presso Casa delle Associazioni del Baraccano, via Santo Stefano 119/2, Bologna